domenica 3 febbraio 2008

Paolina Borghese


Paolina Bonaparte rappresentata come Venere Vincitrice, è una scultura neo-classica di Canova.

Questo blocco scultoreo esprime gli ideali canoviani nel rispetto delle teorie winckelmanniane; l'amore per la natura subisce una sublimazione, un superamento negli ideali così da esser tramutato in bellezza. Il marmo della sorella di Napoleone presenta un rigore chiaramente dettato dalla necessità di oggettivare le forme, di ritrovare la trasparenza in contrasto con gli eccessi e la complessa ridondanza propria del barocco. La rigidità viene però smorzata dalla naturale morbidezza con cui sono rappresentati i drappeggi e il triclinio, abilità che Canova apprende grazie ai numerosi studi in gesso e in terracotta finalizzati ad una elevatissima conoscenza del nudo umano.

L'artista riprende la tradizione dell'antica Roma, ritraendo un individuo mortale nelle vesti di un dio, o come in questo caso, di una dea. Inoltre la postura della figura femminile adagiata e reclinata su un triclinio è quella tipica utilizzata per ritrarre gli ermafroditi.

I nudi artistici non erano comuni, hanno infatti dei drappi che strategicamente coprono diversi punti del corpo. È materia di dibattito se Paolina Borghese abbia posato veramente nuda per la scultura, dato che soltanto il volto è realistico, anche se in parte idealizzato, mentre la parte superiore del corpo ricalca esattamente i canoni di bellezza neoclassici.

Quando le fu chiesto come avesse potuto posare vestendo così pochi indumenti lei rispose che nello studio c'era una stufa che le teneva caldo. Questa affermazione può essere apocrifa o ideata dalla stessa Borghese per destare scandalo.

La scultura presenta una sfaccettatura mitologica: Paolina in mano tiene una mela, evocando la vittoria di Afrodite nel Giudizio di Paride:riprende infatti il momento decisivo in cui fu chiesto a Paride di esprimere un giudizio in riferimento alla bellezza,dovendo scegliere a chi attribuirlo tra tre dee: Era, Atena e Afrodite. Il premio consisteva in un pomo d'oro presentante un incisione sulla superficie: "Alla più bella"; Paride scelse la dea dell'amore. La scelta del Canova di posizionare quel pomo nella mano della donna pone la scultura stessa all'apice dell'espressione della bellezza naturale femminile.

La stanza in cui fu esposta la scultura, alla Galleria Borghese ha un soffitto dipinto che ritrae il giudizio, realizzato da Domenico de Angelis nel 1779 e ispirato alla facciata di Villa Medici.

La base di legno, drappeggiata come un catafalco, originariamente conteneva un meccanismo che consentiva alla scultura di ruotare, come per gli altri lavori di Canova. I ruoli dello spettatore e dell'opera erano quindi rovesciati; era la scultura che ruotava, permettendo allo spettatore di osservarla da ogni angolo stando fermo.

In passato, si poteva ammirare la scultura a luce di candela; la sua superficie lucida non era dovuta soltanto alla finissima qualità del marmo, ma anche alla patinatura effettuata con la cera. Il recente restauro della statua ha conservato anche questa patinatura.

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