mercoledì 30 gennaio 2008

Gotan Project

Gruau



Come non amare quei tessuti e tagli sartoriali degli anni ´50 e ´60, quando esisteva un concetto di eleganza che prendeva ancora le mosse dal Liberty e dai modi sofisticati di una mondanità che si celebrava tra i grandi alberghi, le redazioni delle riviste di moda e le geniali idee dei grandi coûturiers? Questo mondo sfavillante, non ancora attaccato dalle volgarità della cultura di massa, aveva bisogno di illustratori che lo traducessero in immagini, che associassero la boccetta di un profumo alla schiena nuda di una donna, o tratteggiassero con pochi segni essenziali la silhouette di una ballerina del Lido per reclamizzare - pourquoi pas? - le dolci notti parigine.
Il più grande, forse, di questi illustratori e disegnatori di moda, è Renato Zovagli Ricciardelli delle Caminate, in arte René Gruau, nato a Rimini nel 1909 da Maria Gruau, da cui ha preso il nome, e dal conte Alessandro. Gruau, naturalizzato francese dopo il suo trasferimento a Parigi nel 1930, ha avuto l´onore di inaugurare nel 1999 con una propria mostra il Museo della Pubblicità di Parigi, di vedersi dedicata una sezione permanente nel Museo della Città di Rimini (costituita da opere da lui donate) e di essere celebrato dall´Istituto italiano di cultura di Parigi con un´esposizione (chiusa il 27 febbraio 2003) intitolata "René Gruau. Nato a Rimini, creatore di sogni". Oltre 70 anni di gusto parigino - Gruau ha collaborato con le più grandi case di moda, da Dior a Yves Saint-Laurent, da Chanel a Balenciaga - hanno la loro lontana origine nelle atmosfere felliniane del Grand Hotel di Rimini dove il disegnatore periodicamente soggiornava, dopo l´infanzia trascorsa nella villa di Covignano tra contesse e ricchi borghesi, al tempo dei primi bagni di sole sulla Riviera.
E´ stato detto che Gruau non disegnava prodotti ma atmosfere. Infatti, creava intorno all´oggetto da reclamizzare un´"aura" di favolosa finzione che rendeva attraente il contesto nel quale esso era inserito, si trattasse di un profumo, un´acqua minerale, un aperitivo, un paio di guanti. Il suo segno era essenziale, incisivo ed elegante, capace di illustrare molto meglio di una fotografia (troppo realistica e prosaica) il sognante mondo della moda, con tutte quelle signore snob, avvolte nei loro abiti da sera, di Chanel o Balenciaga, che sembrano confondere la vita con un´opera d´arte.

Un mondo di favolose finzioni


La carriera artistica di René Gruau comincia nel 1924 con la collaborazione a "Lidel", una rivista italiana di moda, di figurini e pubblicità in stile Déco. Qui nasce il suo segno, curvilineo e marcato, dai colori forti e contrastanti (soprattutto il rosso e il nero), che lo impone all´attenzione delle grandi case di moda francesi. Appena sbarcato Oltralpe, collabora con la rivista "Fémina", - poi dal ´37 al ´38 - lavora come stilista in Olanda, Inghilterra e Francia, finché passa a "Marie Claire" durante la guerra, specializzandosi nell´illustrazione di moda. Con la Liberazione, sono "Vogue", "L´Officiel de la Couture", "Harper´s Bazaar", "Flair", di nuovo "Fémina" a richiedere la forza di semplificazione del suo segno grafico. Da qui alle grandi maisons il passo è breve. Disegna per Jacques Fath e per Balmain, ma è soprattutto Dior a cercare la sua collaborazione e ad instaurare con lui un rapporto duraturo che porterà poi a grandi risultati: basti pensare ai disegni per la pubblicità dei profumi "Eau Sauvage" e "Diorella". Ai vertici del successo, Gruau abbandona gradualmente il disegno di moda per dedicarsi alla pubblicità. Lavora per Elizabeth Arden e per i guanti Perrin, per i cappelli Montezin, per le case produttrici di cosmetici (Pajor, Rouge-Baiser), di tessuti (Dormeuil, Rodier, Fred), di biancheria (Scandale, Léjaby, ecc.). Dopo il 1956 i suoi manifesti per il Lido e il Moulin Rouge invadono Parigi. Le incursioni nel mondo dello spettacolo sono sempre più frequenti: realizza i costumi del film "White Christmas" e le scenografie dell´Opéra Comique e del Theâtre du Palais Royal. La sua notorietà fa breccia anche in Italia, dove diverse aziende gli chiedono di pubblicizzare i loro prodotti. Nascono così i celebri manifesti per la Martini, per gli impermeabili, ombrelli e calze Ortalion, per i tessuti Bemberg e, in tempi più recenti, le campagne per le automobili Maserati, le camicie Pancaldi, il settimanale "Sorrisi e Canzoni TV", per Laura Biagiotti, per il profumo Schu-Schu di Schubert e per il 150° anniversario dei Bagni di Rimini. Tra le 50 opere esposte all´Istituto italiano di cultura di Parigi spiccavano i manifesti e cartelli-vetrina serigrafati e prodotti dall´artista per il marchio Bemberg, i dipinti e i disegni degli anni ´40 e ´50 raffiguranti le sue classiche femmes fatales (celebre, tra queste, la donna in abito da sera di Balmain) e alcune pagine tratte da importanti riviste di moda che reclamizzano cosmetici e profumi, guanti e cioccolato.

giovedì 17 gennaio 2008

PABLO NERUDA

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò.

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
Il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse
conservarla. La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. Lontano qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna a averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa agitare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai. La mia
voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro.
I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le braccia,
la mia anima non si rassegna a averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che le scrivo.

leighton frederic




Frederic Leighton (Scarborough, 3 dicembre 1830 – Londra, 25 gennaio 1896) è stato uno scultore e pittore inglese all'epoca dei preraffaelliti. Le sue opere a soggetto storico, biblico e migologico sono tra gli esempi più raffinati di arte vittoriana.

Studiò all'University College School di Londra, prima di partire per l'Europa continentale in viaggio di studio. Tra i suoi maestri giovanili, Edward von Steinle e Giovanni Costa presso cui, a Firenze, venne introdotto all'Accademia di belle arti. Tra le sue opere del tempo è famosa la processione della Madonna del Cimabue attraverso Borgo Allegri.

Durante la maturità, visse ed operò prima a Parigi (dal 1855 al 1859) e poi a Londra (dal 1860 fino alla morte). Tra i pittori che conobbe in vita e che influenzarono la sua arte, Jean Auguste Dominique Ingres, Eugène Delacroix, Jean-Baptiste Camille Corot e Jean-François Millet. A Londra, dopo essere entrato a far parte dei preraffaelliti, progettò la tomba di Elizabeth Barrett Browning, moglie del poeta Robert Browning, e nel 1864 divenne membro della Royal Academy, per poi diventarne presidente nel 1878.

Venne dichiarato cavaliere a Windsor nel 1878 e poi baronetto nel 1886. Morì nel 1896 senza eredi, un giorno dopo l'ufficializzazione della sua carica: la sua casa a Holland Park è ora il Leighton House Museum e ospita una vasta selezione tra disegni e dipinti.

Tamara de Lempicka


La pittura di Tamara de Lempicka ha un carattere molto particolare.
E’, se vogliamo, un Greuze 1930.
Una pittura molto spinta, in cui il minimo dettaglio è curato, in cui tutto è accarezzato amorevolmente da un pennello meticoloso e allo stesso tempo una concezione piuttosto ardita della deformazione decorativa, il gusto delle linee pure delle forme semplici, un disegno preciso, netto, su una pittura liscia, un modellato estremamente abile.
Pittura che ricorda sempre un po’ quella delle “vite classiche” che si possono vedere al Salon, ma infinitamente più ricca di seduzione e di originalità. La sua arte non è fredda, malgrado la precisione; appare invece di una sensibilità molto viva.
Non è una pittura “realista”, diremmo piuttosto che si tratta di una pittura “surrealista”, se questa parola non fosse già stata impiegata in un senso diverso.
Le figure e i ritratti di Madame de Lempicka sono vivi fino a divenire allucinanti, tanto perfetto è il trompe-l’oeil.
I suoi personaggi escono dai quadri. Le sue figure a grandezza naturale sono più che dei ritratti, sono l’immagine stessa del modello riflessa in uno specchio. Un riflesso, però, sottomesso alla volontà del pittore.

particolari della mia città